sabato 1 maggio 2010

Due anni fa il Genoa Cricket gioca la sua prima partita


Il 1° maggio 2008 per il “Genoa Cricket 1893” è una data, a suo modo, storica: è quella della prima partita di cricket, ufficiale e documentata, che la squadra disputa dal 7 settembre 1893. Sono presenti, al “Ceravolo” del Lagaccio, più di 200 spettatori: record assoluto per il nostro Paese. E' la prima giornata del campionato di serie B. Si perde, ovviamente, contro il Milan Kingsgrove (che poi vincerà il torneo), ma l'entusiasmo -e l'gnoranza in materia, mi permetto di aggiungere- è tale che, saputo che, con i “bonus lancio” e i “bonus battuta”, il Genoa, pur se sconfitto, ha raggranellato 7 punti, Antonio Tripepi, ideatore dell'avventura cricket e nostro primo Presidente, ha esclamato: “Ancora tre sconfitte come questa e siamo primi in classifica...!!!” Nostro unico obiettivo per quell'anno era vincere almeno una gara: ne abbiamo vinte due e pareggiata una. Non male per una neonata. L'anno 2009 è quello dell'esplosione societaria e sportiva. La squadra viene rinforzata con elementi provenienti da altre zone d'Italia: arrivano quattro giocatori da Milano, uno da Como, uno da Latina e, a Genova, vengono individuati un altro paio di rinforzi: è obbligatorio far giocare sempre un italiano. E' Enrico “Chicco” Penello. Viene dal baseball e s'innamora subito dell'ambiente. Si allena molto ai nets (gabbioni protetti che abbiamo allestito presso la Bocciofila Colombo, proprio sopra le caravelle dietro il liceo D'Oria) e diventa un giocatore affidabile. Il campionato è trionfale: 9 partite, 9 vittorie, senza mai soffrire più di tanto, se si esclude la sempre difficilissima trasferta di Venezia; poi la finale contro il Latina Lanka che ha dominato il girone centro sud. Una finale di straordinaria intensità, incerta fino all'ultima palla utile. I laziali -a mio parere la squadra più forte d'Italia- hanno vinto 224 a 210, grazie anche alla nostra scarsa esperienza, ma hanno sofferto fino all'inverosimile. A sentire il presidente federale, la più bella ed incerta partita di cricket disputata in Italia negli ultimi dieci anni. Anche l'ambiente non ci era favorevole: il campo, l' “Ovale di Rastignano” (uno dei tre campi “da cricket” in Italia), enorme, con assi di 150 e 120 metri, contro i 100 per 70 del nostro campetto di Cogoleto, ha comportato un certo tempo di adattamento alle dimensioni: qualche over lo abbiamo, quindi, impiegato per “capire” il terreno, perfettamente conosciuto dagli avversari, alla quinta finale (4 vinte!) in cinque anni. E lì, con ogni probabilità, abbiamo perso l'incontro. A differenza del 2008, quando giocavamo, in casa, sul fondo sintetico del Lagaccio, l'anno scorso abbiamo giocato a Cogoleto, sul campo di rugby intitolato a Marco Calcagno. Nel rugby esiste il “terzo tempo”, a fine gara; nel cricket il terzo tempo è alla fine del primo inning. A Cogoleto potevamo usufruire di una taverna con cucina attrezzata: le “nostre donne” si sono alternate ai fornelli ed hanno fatto la felicità dei giocatori nostri e di quelli avversari con manicaretti di varia natura ed etnia. Trenette al pesto, fusilli con verdure, pollo al curry, frittate gigantesche hanno allietato spirito e stomaco dei presenti, a volte 50 o 60 persone. E non è per nulla facile. Oltre al campionato, il Genoa ha disputato la Coppa Italia, obbligatoria per le squadre di A e B, facoltativa per quelle di C. Si gioca con la formula “Twenty/20”, la più adatta al cricket italiano, a mio parere, se si vuole allargare i confini della conoscenza presso i nostri connazionali. Eliminati il Lions Brescia (primo classificato in C e promosso in B) e il Milan Kingsgrove (serie B, secondo classificato dietro di noi), nei quarti ci è capitato il Bologna, compagine giunta terza in serie A. La gara, sulla carta è difficile, se non proibitiva. Sottostimando, forse, le nostre capacità, ci siamo avvicinati al match con la giusta umiltà e con la curiosità di assaggiare la forza di una buona squadra di A. Non c'è stata partita, tale e tanta è stata la superiorità del...Genoa. In 17 overs tutti i battitori felsinei erano stati eliminati, dopo aver realizzato 97 runs. Il Genoa ha faticato pochissimo: i primi due battitori, giocando in scioltezza, hanno iniziato e concluso la gara in 15 overs. Nessun eliminato e 101 runs in saccoccia. La fase finale si è svolta a Grosseto: in semifinale troviamo il Pianoro (vincitore di 11 degli ultimi 14 scudetti e fresco campione italiano). Partita difficile sulla carta e sul campo: la vinciamo, non senza fatica, al penultimo lancio del ventesimo over, per 156 a 155. E' finale, naturalmente contro il Latina Lanka, vincitore contro il Capannelle Roma nell'altra semifinale. Siamo molto tranquilli, finalmente consapevoli della nostra forza. Siamo fiduciosi e andiamo dritti verso...la scoppola. Brutta sconfitta che non intacca, però, l'annata straordinaria. Da questa sconfitta siamo partiti per costruire il 2010: qualche giocatore è andato via, altri ne sono arrivati. I nostri due coach inglesi dicono che siamo ancora più forti dell'anno passato. Quest'anno, oltretutto, gli italiani in campo devono essere due. Abbiamo tesserato Harpreet Singh, indianino sedicenne, nazionale italiano, fresco campione europeo under 15. Essendo nazionale (le regole internazionali del cricket sono piuttosto permissive con le rappresentative dei vari Paesi), pur se straniero, viene considerato equiparato agli italiani, quindi può giocare come se fosse italiano. Proprio per le regole che amministrano questo sport in Italia, pur essendo stati promossi alla A, in quanto finalisti in serie B l'anno precedente, il Genoa ed il Latina Lanka hanno rinunciato a parteciparvi: nel massimo campionato è d'obbligo schierare 7 fra italiani ed equiparati (dei quali almeno 4 under 21). Anzi, proprio la difficoltà del doppio italiano, ha spinto lo squadrone di Latina ad iscriversi alla...C, dove non c'è alcuna costrizione di sorta. I costi per affrontare campionato e Coppa Italia sono proibitivi, per una società dilettantistica: 30 mila euro possono anche non bastare. Avremmo bisogno di aiuto, ma ce la faremo anche quest'anno. Siamo arrivati alla fine del nostro racconto. Il nostro impegno non è solo quello di giocare a cricket. E' anche partecipare a “Sport senza frontiere”, alla “Giornata dei bimbi down” organizzata dal CEPIM, a tutte quelle manifestazioni che promuovono l'integrazione razziale, l'aiuto ai meno fortunati: in tutto ciò sono parte attiva i ragazzi della squadra, i “nostri” ragazzi, sempre pronti a dare una mano e a rimboccarsi le maniche, mai stanchi, sempre disponibili. E li voglio ricordare, uno ad uno, insieme al capitano Niranga: Chicco, Ralph, Pethum, Malith, Madoup, Charith, Nuwan, Dilan, Habib, Pashu, Harpreet, Vipin, Shehan, Chanaka, Nishanka. Questi sono ancora con noi; e non dimentico, ma li ringrazio, Indika, Kalou, Anjalo, Manik, Titu, Naveed, il vecchio inglese Keith (quasi sessantenne, ormai in pensione) che non sono più tesserati per il Genoa. Come dimenticare Sandamalee, nostra scorer e moglie del capitano; donna straordinaria dal sorriso contagioso: a lei un augurio per il piccolo Niranga che nascerà ad ottobre. Per scrivere tutto, senza nulla tralasciare, le nostre 12 puntate avrebbero potuto essere il doppio. Non mi pareva proprio il caso. Grazie a Mark Ebury e James Reynolds, i due coach, senza i quali poco avremmo combinato, forse niente. Grazie a Paolo Marini, il nostro presidente, a Giovanna Chiozza, mia covicepresidentessa e a Chiara Pisotti, la segretaria che ogni società vorrebbe avere. Grazie alla Fondazione Genoa 1893 che ci ha aiutati a partire. Grazie al Genoa CFC 1893, che ci sta aiutando molto e, mi auguro, ci aiuterà ancora di più in futuro. Grazie per l'attenzione a chi mi ha seguito. Grazie a Marco Liguori, ottimo direttore di questo quotidiano telematico, che ci ha dato ampio spazio. Grazie a questo nobilissimo sport che ha dato a me e ai miei compagni di viaggio l'opportunità unica e, probabilmente, irripetibile di capire cose... dell'altro mondo. Claudio De Martini - Vicepresidente Genoa Cricket

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